Il dramma dei lavoratori dell'Alcoa

Data di pubblicazione: 
Thursday 11 February 2010
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Un altro Urlo di Munch di Giuseppe Carroccia

Oggi, giovedì 11 febbraio 2010, una delegazione degli operai dell’Alcoa tornerà Roma per presidiare piazza Montecitorio, il Parlamento, mentre a Palazzo Chigi, nella sede del governo, dalle 19,30 si svolgerà l’incontro tra le organizzazioni sindacali, i delegati dei lavoratori, i rappresentanti degli enti locali, il governo e i dirigenti italiani della multinazionale.

di Giuseppe Carroccia

L’esito della trattativa è incerto, ma a differenza dell’incontro del 2 febbraio questa volta sarà difficile rimandare una decisione. Per ora è stata bloccata l’arroganza della multinazionale dell’alluminio che voleva fermare la produzione, il che, per le caratteristiche di quegli impianti, significava di fatto la chiusura definitiva degli stabilimenti di Portovesme(sardegna) e di Fusina (veneto), la cassa integrazione e poi la mobilità(licenziamento) per oltre 2000 lavoratori.

Questo proprio mentre l’amministratore delegato del gigante dell’alluminio Klaus Kleinfeld(4 milioni di dollari il suo stipendio nel 2008, 8 milioni il suo tfr), dimessosi nel 2007 dalla Siemens per uno scandalo di tangenti, si presentava trionfante agli azionisti prefigurando un 2010 di straordinari risultati con aperture di impianti in Arabia Saudita. Ha proprio ragione il premio nobel per l’economia Stigliftz quando denuncia che chi ha determinato questa crisi mondiale è già pronto a specularci sopra. Ma dovrà fare i conti con la disperazione, la rabbia e la determinazione degli operai.

La sera e la notte del 2 febbraio, la festa della Candelora, che a Roma significa dall’inverno semo fora, se ne è avuta una straordinaria dimostrazione, forse l’inizio di una primavera operaia.
Nonostante il proverbio belliano la giornata freddissima ha trasformato la parte della piazza nella quale le transenne e il cordone della polizia pensavano di aver confinato i 600 manifestanti nel fulcro di un avamposto che sconfinava in tutto il centro cittadino alla ricerca di legna da ardere per il gigantesco falò attorno al quale il gazebo con il punto ristoro di rifondazione comunista e le minestre delle lavoratrici eutelia, scaldavano i già incendiari animi dei lavoratori scoppiettanti sotto una magnifica luna in piena.

Impalcature divelte, due botti gigantesche sottratte a un ristorante di lusso, cassette della frutta, fogli e giornali animavano il falò, le conversazione dei compagni, lo scoppio continuo di petardi, i comizi dei delegati e degli amministratori locali e soprattutto lo spettacolo di uno straordinario animatore sardo(probabilmente anche lui disoccupato visto il calo del 30% del turismo in Sardegna) che alternando cori da stadio, slogan anni settanta estremamente inattuali(E’ ora è ora potere a chi lavora), canzoni popolari, marce e parole d’ordine militari, davano un ritmo pulsante al presidio, all’attesa angosciante sull’esito della trattativa.
Ma insieme all’angoscia, nei volti segnati dalla stanchezza, sotto ai caschi ammaccati per il tamburellare sul selciato e su cui ciascuno aveva scritto un suo personale messaggio, nell’incedere sicuro e determinato di quei lavoratori che sembravano giocatori di rugby(difficile caricarli e vincerli in una mischia come si è visto il 26 novembre), noi fortunati che eravamo andati a portare solidarietà e abbiamo portato a casa una straordinaria lezione di forza e coraggio, abbiamo avuto la certezza che questi non molleranno, sono scesi dalle navi e dai tetti, hanno piantato le tende come guerrieri pellerossa,come i quattro mori delle bandiere più sventolate: non finirà in un pareggio e se vincono loro davvero vinciamo tutti.

Ma la lezione più bella e importante è stata quando alle tre del mattino i delegati hanno spiegato all’assemblea improvvisata l’esito del confronto e si è aperta la discussione sul che fare. Impossibile a descrivere, bisognava esserci per capire che cosa può essere la democrazia operaia.

Oggi giovedì grasso che apre l’ultima settimana di carnevale gli operai dell’alcoa tornano a Roma. Non perdiamo l’occasione per incontrarli. Daranno un’altra dimostrazione come hanno fatto bloccando l’aeroporto di Cagliari e trascinando l’intera isola in un riuscitissimo sciopero generale che nonostante i limiti della piattaforma ha mandato un messaggio di inalterabile resistenza e speranza.

Una lezione che serve a noi romani ieri caricati dalla polizia mentre manifestavamo sotto la prefettura in un presidio convocato dalla rete romana contro la crisi, nata il 28 ottobre scorso(lo stesso giorno che veniva occupata l’Eutelia ) per federare le lotte nella capitale. Lavoratori che rischiano il posto, disoccupati, senza casa,migranti, precari, studenti eravamo in piazza per chiedere di poter essere ascoltati dal prefetto, dagli amministratori locali visto il silenzio dei colpevoli del sindaco fascista che nonostante i 500 milioni di euro per roma capitale non spende un euro contro la crisi, non dimezza le tariffe, non conferma ad eutelia le commesse pubbliche.

E quei lavoratori sono da sette mesi senza stipendi e ieri uno di loro è finito all’ospedale per le manganellate prese sulla testa.

Ma siamo sicuri non smetterà di pensare e di lottare. Ultimi e penultimi insieme per non dover pagare noi i costi della crisi. Senza paura anche se sarà dura.