Questa opposizione non s'ha da fare

Data di pubblicazione: 
Friday 11 July 2008
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Proteste in piazzadi Adriano Silvagni

Ci risiamo di nuovo! Non c’è nulla da fare: ogni volta che si organizza una contestazione contro le magnifiche sorti e progressive di questo governo, ecco che si alzano da tutte le parti (ma proprio tutte, anche dove non te l’aspetti come su “L’Unità”), le accuse più disparate contro i cittadini che hanno osato riunirsi in piazza: giustizialismo, moralismo, cattivo gusto, cafonate, insulti, spazzatura, la piazza non si può sostituire al parlamento. Come avrete intuito stiamo parlando della manifestazione svoltasi pochi giorni fa a piazza Navona contro il governo Berlusconi ed in particolar modo le leggi vergogna in tema di giustizia.

Rispondere e contestare tutte le accuse sopra riportate è impresa improba ed anche inutile: ciò che emerge leggendo quei commenti è che l’opposizione non deve usare toni forti, non deve assolutamente essere occasione di intrattenimento e se non si fa è pure meglio. Insomma chi ve lo fa fare di andare in mezzo a tutta quella gente, quando potete stare comodamente a casa vostra cullati dall’aria condizionata e dal nulla che si diffonde dal vostro televisore?

Sarà perché non ho l’aria condizionata a casa, ma ho deciso di andare a Piazza Navona martedì scorso ed ho visto una piazza stracolma, allegra, pacifica, piena di gente che è disposta a sopportare la calca e l’afa per dimostrare la propria disapprovazione per l’operato del governo, per sentire oratori che la rassicurassero che l’indignazione in questi casi dovrebbe essere una reazione scontata e non l’anomalia.

Devo dire, anzi, che mi è dispiaciuto non rimanere fino in fondo per ascoltare tutti gli interventi, in particolar modo i più contestati: Grillo e Sabina Guzzanti. Sì, proprio quelli, quelli del vilipendio al Capo dello Stato e ad un Capo di Stato Estero (uno a caso, il Papa), quelli sui quali la procura di Roma ha aperto un’indagine. Questo è giustizialismo, tanto per la cronaca.

A me entrambi gli interventi (grazie al cielo esiste Youtube) sono piaciuti ed anche molto, non erano per nulla offensivi (almeno nel senso gratuito del termine) ed in particolar modo ho apprezzato quello di Sabina Guzzanti, che mi ha ricordato, per l’indignazione e la vis polemica, le satire di un maestro come Giovenale, maestro, non un cafone qualunque come gli editorialisti delle opinioni un tot al chilo nelle quali si riconoscono solo loro. Editorialisti che sprecano fiumi di inchiostro per spiegarci che i comici si espongono solo per tornaconto personale, per aumentare le vendite di loro libri e dvd, rischiando di far perdere ancora una volta le elezioni al centro-sinistra(?), che così si rischia di far passare Veltroni come il male anziché Berlusconi, cercando di dividere con i loro distinguo i popoli delle opposizioni.

Questa sì che è una strategia vincente! Non so voi, ma io trovo irritante questo riflesso condizionato a dissociarsi da chiunque usi un linguaggio un po’ più deciso di quello che viene usato dai nostri politicanti e che di solito non vuol dire niente. Una volta per tutte: la satira è satira non è la prosecuzione della politica con altri mezzi, non bisogna darsi tanto da fare per far perdere le elezioni a Veltroni, ci riesce bene già da solo e se questo giro ha perso, non è perché l’elettorato moderato è stato regalato al centro destra dai comici, ma perché “il principale esponente dell’attuale opposizione” non si è rivolto fino in fondo ad un elettorato più radicale e che, quindi, alle ultime elezioni ha preferito starsene a casa o votare Lega Nord.

Tra un governo che sta sfasciando lo stato di diritto e un’opposizione che non si oppone fino in fondo come si deve, io non vedo una gran differenza, non riesco a scorgere quale dei due sia il male assoluto. Quando, inoltre, c’è un Capo dello Stato che, a scanso di equivoci (dovessimo pensare che ha un po’ di palle), già dice che firmerà una legge abominio che non è ancora uscita dal Parlamento, non è che mi venga proprio di applaudirlo senza fiatare.
Non sono le critiche degli altri che gettano discredito sulla nostra persona, sono le nostre azioni.