Giornata mondiale dell'Acqua

Data di pubblicazione: 
Sunday 23 March 2008
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AcquaIl 22 marzo si è celebrata la giornata Mondiale dell’acqua.

Pubblichiamo l'articolo di Riccardo Petrella, fondatore del Comitato internazionale per il Contratto Mondiale dell'Acqua.

Il rischio grande è che, in vista del V° Forum Mondiale dell’Acqua (Istanbul, marzo 2009), se non prima, le grandi imprese industriali, commerciali e finanziarie attive nel settore dell’acqua  riescano a «fare approvare», con il sostegno dei governi, un Patto mondiale al fine di risolvere la crisi dell’acqua.

Da anni, il capitale privato ha cavalcato la tesi sulla rarefazione crescente dell’acqua per usi umani facendone il suo cavallo di battaglia in favore della mercificazione e della privatizzazione dell’acqua e dei servizi idrici.  Secondo i potenti del capitalismo mondiale, la rarefazione sarebbe l’espressione più forte della “crisi dell’acqua” dove per “crisi” intendono essenzialmente l’inadeguazione sempre più grande tra l’offerta d’acqua – stabile, vuoi descrescente - e la domanda mondiale d’acqua in costante e rapido aumento a causa, sempre secondo loro, della crescita della popolazione e dei grandi bisogni legati allo “sviluppo” della Cina e dell’India.

Beninteso, dimenticano totalmente di menzionare che la rarefazione è dovuta soprattutto all’uso insostenibile che le società umane hanno fatto delle risorse idriche negli ultimi cinquanta anni a causa di un’agricoltura intensiva dilapidatoria, di un’industria predatrice, di un modo di vita urbano sprecoso e piratesco e di una classe di dirigenti obnubilata dal sogno di ricchezza e di potenza.

Una rarefazione – e una crisi – che sono largamente reversibili. Non è, quindi, corretto di considerare, come essi sono riusciti a far credere all’opinione pubblica, che la rarefazione dell’acqua é inevitabile e che la crisi è destinata ad aggravarsi,con sempre più numerosi conflitti tra usi alternativi concorrenti e tra Stati.

Le imprese fortemente dipendenti dall’acqua (imbottigliatrici di acque dolci gassificate e di acque minerali, imprese della carta, dell’alluminio, elettriche/nucleari, del tessile, di distribuzione dell’acqua potabile…) non hanno però dimenticato di rendersi conto che, non avendo esse stesse alcuna intenzione di modificare – né potrebbero farlo - il sistema di produzione, di consumo e di distribuzione che è all’origine dell’attuale rarefazione/crisi idrica, se manca l’acqua «buona» i loro stessi affari entreranno in crisi.

Cosi non a caso, nell’ambito del Global Compact – l’alleanza conclusa nel 2000 tra l’Onu e le grandi compagnie per promuovere una più stretta cooperazione tra le Nazioni Unite e le Glocos (Global Companies) – queste si sono fatte affidare dalle Nazioni Unite nel luglio 2007 il Ceo Water Mandate cioè il compito di riflettere alle soluzioni da portare alla crisi mondiale dell’acqua nel contesto del famoso PPP (Partenariato Pubblico Privato che di fatto, come noto, non è altro che la “Programmazione della Privatizzazione del Politico”).

Tra le imprese multinazionali private alla base del Ceo Water Mandate troviamo Nestlé, Coca-cola, Pepsico, Levi-Strauss, Unilever, Suez, Veolia, Pricehausewaters, delle società finanziarie degli Emirati arabi… Ed è soprattutto così che sin dal primo giorno del World Economic Forum di quest’anno (fine gennaio 2008, il fondatore-presidente del Wef, Klaus Schwab, Peter Brabeck, il Ceo di Nestlé ed il segretario generale dell’Onu, Ban Ki-Moon, hanno affermato che l’acqua rappresenta, insieme al cambiamento climatico, il problema mondiale più critico dei prossimi anni e che, quindi, è urgente di mettere in opera un Patto Mondiale per l’Acqua.

L’indomani i presidenti di Coca-cola e di Pepsicola hanno dato il loro sostegno all’idea di un Patto Mondiale per l’Acqua. Sarebbe pericoloso credere che siffatte compagnie abbiano fatto tali dichiarazioni giusto perché «è bello fare delle belle dichiarazioni», come purtroppo è d’uso in certi ambienti politici. Che ci sia una parte di “politica della comunicazione di immagine”,non fa un’ombra di dubbio.

Però, quel che è serio è che esse hanno una reale preoccupazione di mettersi in grado di controllare ed orientare,  al fine della salvaguardia dei loro interessi, l’evoluzione dei problemi idrici nel mondo nel corso dei prossimi decenni. A questo fine, uno degli strumenti migliori, da tutti i punti di vista compreso quello dell’immagine e della retorica sulla responsabilità sociale dell’impresa, è quello di pilotare un Patto  Mondiale per l’Acqua rispondente alla visione dell’acqua del mondo imprenditoriale e finanziario privato con il sostegno dagli Stati nazionali.

Non v’è modo migliore per imprigionare l’acqua, il bene comune acqua ed il diritto all’acqua – il diritto alla vita per tutti – alle logiche del mercato, della “libera” concorrenza, dello “sviluppo” tecnologico, e dell’efficacia ed dell’efficienza finanziarie per il capitale internazionale privato. E non è questo, precisamente, che sta cercando di realizzare da anni il ministro Lanzillotta, cosa contro la quale i partiti della Sinistra l’Arcobaleno si sono battuti con energia finora?

*Comitato Internazionale per il Contratto Mondiale dell’Acqua

Liberazione, 22 marzo 2008