Gli atti del Parlamento italiano sull'indipendenza del Kosovo

Data di pubblicazione: 
Sunday 24 February 2008
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La situazione in KosovoRiceviamo e volentieri pubblichiamo

Di seguito riportiamo gli atti del parlamento italiano del 29.11.07 che impegnano il Governo in decisioni che, rispetto alla dichiarazione di indipendenza unilaterale del Kosovo, risultano opposte alla decisione  che il Governo ha preso in seguito, l'altro ieri, in tutta fretta, riconoscendo l'indipendenza.

Va detto che l'unico ministro ad opporsi è stato  Paolo Ferrero. Tra l'altro l'unico atto internazionale di riferimento per la definizione dello status giuridico del Kosovo è stabilito nella ris. 1244 dell'ONU che stabilisce   il Kosovo come regione autonoma della Repubblica di Serbia.
Arca di Pace al momento ha inviato un appello al Direttore Generale dell'UNESCO Koichiro Matsuura affinchè rinnovi i suoi appelli a favore di soluzioni per quel territorio che tengano conto dei diritti delle minoranze e delle identità culturali presenti in quel territorio con particolare riferimento alle condizioni delle enclavi di minoranza serba.

Paolo Morani

TESTI ALLEGATI ALL'ORDINE DEL GIORNO
della seduta n. 252 di Giovedì 29 novembre 2007 
MOZIONI SUI NEGOZIATI SULLO STATUS DEL KOSOVO

La Camera,
premesso che:
lo status attuale e le prospettive politiche ed istituzionali del Kosovo sono definite da una risoluzione del Consiglio di sicurezza delle Nazioni unite, la n. 1244 del 10 giugno 1999. Tale risoluzione è l'unico atto internazionale sullo status del Kosovo oggi in vigore;

la risoluzione Onu afferma chiaramente il principio del rispetto dell'integrità territoriale e della sovranità dello Stato serbo, erede della federazione jugoslava, unitamente all'impegno ad assicurare al Kosovo una sostanziale autonomia;

di fatto, dal 1999, il Kosovo rappresenta un protettorato internazionale, nel quale, nonostante l'ingentissimo dispendio di forze e finanziamenti esteri, non si registra alcun successo nella ricostruzione e nell'avvio di un periodo di pace e benessere: dominano le famiglie mafiose e l'economia non decolla nonostante i miliardi di euro di aiuti. La questione etnica è solo apparentemente superata: i serbi, fuggiti in massa, non rientrano perché non ci sono le condizioni di sicurezza;

nel 2003 a Vienna, sono stati avviati i colloqui per una sistemazione definitiva dello status politico del Kosovo. La rappresentanza kosovara ha visto da subito l'indipendenza come unico scenario accettabile, la Serbia, con altrettanta determinazione, ha chiesto il rispetto della risoluzione Onu, che preserva l'integrità del suo territorio. Coerentemente, Belgrado si è sempre dichiarata, in sede negoziale e non, nettamente contraria all'indipendenza della regione kosovara;

nell'aprile 2004 intanto il Governo di Belgrado ha approvato autonomamente un assetto «cantonale» per il Kosovo che garantisce alla regione amplissima autonomia;

constatata l'inefficacia dell'intervento internazionale nella regione i Paesi coinvolti, attraverso l'Onu, hanno voluto imprimere una forte accelerazione nel corso dell'ultimo anno al negoziato sullo status, inviando un negoziatore con il preciso obiettivo di giungere ad un disimpegno delle forze esterne nella regione, magari sostituite per un breve periodo da forze dell'Unione europea;

il rapporto del negoziatore Onu Ahtisaari, presentato nel marzo 2007, non è stato in grado di suggerire nessuna soluzione condivisa da entrambe le parti, e ha segnato l'ennesimo fallimento della diplomazia nternazionale;

la partita è tornata ora ai negoziati diretti tra le parti, con la mediazione della troica Russia-Stati Uniti-Unione europea, che nelle prime battute è apparso come un dialogo fra sordi, così riassunto dal presidente serbo Tadic: «Noi insistiamo per parlare di quale status finale dovrà avere il Kosovo. I kosovari-albanesi invece vogliono discutere solo di che relazioni avremo una volta che saranno indipendenti»;

i leaders kosovari hanno ufficialmente dichiarato che, se l'indipendenza non sarà l'esito naturale dei negoziati, che dovrebbero concludersi il 10 dicembre 2007, la regione procederà unilateralmente e immediatamente a dichiarare la propria autonomia;

l'indicazione del 10 dicembre 2007 come deadline per una soluzione definitiva, qualunque essa sia, sta pericolosamente emergendo anche in altre capitali: il presidente francese Nicolas Sarkozy, al termine dell'incontro del 9 ottobre 2007 a Mosca con Vladimir Putin, ha affermato di aver detto al presidente russo che «l'Europa riconoscerà l'indipendenza» della regione se non si arriverà a un accordo nei tempi previsti;

l'indipendenza del Kosovo costituirebbe un elemento pericoloso per la stabilità complessiva della regione, trascinando con sé ulteriori tensioni etniche tra le componenti slava ed albanese delle altre repubbliche della ex Jugoslavia, in particolare il Montenegro e la Macedonia;

l'utopia della «grande Albania» non è del resto estranea alle forze politiche albanesi come non lo è mai stato dagli obiettivi dell'Uck;
potrebbe inoltre rivelarsi un elemento di rivendicazione da parte dei serbi bosniaci della Srpska, una delle due repubbliche che compongono la Bosnia e che rappresenta il 49 per cento del territorio bosniaco, i quali premerebbero per la divisione del Paese e l'unificazione alla madrepatria,

impegna il Governo:
ad esprimere in tutte le sedi internazionali una posizione contraria a qualunque violazione del diritto internazionale e ad una eventuale dichiarazione unilaterale di indipendenza da parte del Kosovo;
a sostenere presso il gruppo di contatto e le Nazioni unite l'assoluta necessità di considerare il 10 dicembre 2007 come una tappa importante ma non necessariamente definitiva del negoziato se non sarà possibile proporre entro tale data una soluzione accettata e condivisa da tutte le parti coinvolte;
a non riconoscere un'eventuale dichiarazione unilaterale di indipendenza da parte kosovara e a sollecitare un'analoga ed unitaria presa di posizione da parte di tutti i membri dell'Unione europea.
(1-00248) «Giancarlo Giorgetti, Maroni, Gibelli, Alessandri, Allasia, Bodega, Bricolo, Brigandì, Caparini, Cota, Dozzo, Dussin, Fava, Filippi, Fugatti, Garavaglia, Goisis, Grimoldi, Lussana, Montani, Pini, Stucchi».
(8 novembre 2007)

La Camera,
premesso che:
la stabilizzazione dell'area balcanica, l'affermazione di Stati democratici, garanti dello stato di diritto, della democrazia e del rispetto dei diritti dell'uomo corrisponde a una delle principali priorità dell'Italia e della Unione europea oltre ad essere essenziale condizione per lo sviluppo economico di quei popoli;

per questi motivi l'impegno europeo e italiano nelle aree di crisi della Bosnia e del Kosovo è sempre stato di primissimo piano sia per quanto attiene allo sforzo di sostegno economico sia per quello che riguarda la presenza di forze militari e di sicurezza, attualmente inquadrate in diverse missioni Onu, Nato e Unione europea, alle quali le Forze armate italiane partecipano con oltre 2.500 militari;

in questo momento la situazione più delicata riguarda la definizione dello status finale del Kosovo, posto di fatto sotto il controllo delle Nazioni unite dopo l'intervento militare del 1999 e la risoluzione 1244 del Consiglio di sicurezza;

la conduzione del negoziato è resa difficile dall'emergere di posizioni che allo stato appaiono inconciliabili tra Belgrado e Pristina;

in tale contesto l'Italia sostiene la graduale integrazione dei Balcani occidentali in Europa come soluzione durevole e complessiva delle tensioni dell'intera area: un progresso in tale direzione si è avuto con la firma il 7 novembre 2007 a Bruxelles del protocollo preliminare dell'accordo di associazione tra Serbia e Unione europea;

la Commissione affari esteri della Camera dei deputati ha approvato a larga maggioranza nel gennaio 2007 una risoluzione sul Kosovo e i Balcani in cui si ribadiva la necessità di una soluzione pacifica e condivisa della questione dello status finale del Kosovo, del mantenimento di una presenza internazionale nella fase di implementazione degli accordi sullo status del Kosovo e della fondamentale tutela, in ogni caso, dei diritti delle minoranze, delle libertà civili e della protezione dei siti di interesse religioso e culturale;

l'attuale fase del negoziato richiede il massimo equilibrio per evitare ulteriori elementi di turbativa che finirebbero per allontanare il perseguimento degli obiettivi di stabilizzazione, promozione della democrazia e dello sviluppo fissati concordemente dallo stesso Parlamento italiano,

impegna il Governo:
a sostenere con determinazione e convinzione l'iniziativa negoziale della trojka designata dalle Nazioni unite;
a proseguire, nel quadro dell'impegno dell'Unione europea, nella ricerca di una necessaria soluzione condivisa anche oltre il termine del 10 dicembre 2007 entro il quale i mediatori incaricati riferiranno sull'esito del loro mandato, scoraggiando iniziative unilaterali;

a compiere ogni sforzo affinché sul futuro del Kosovo l'Unione europea si esprima unitariamente;
a sollecitare la stipula in tempi brevi dell'accordo di stabilizzazione e associazione Unione europea-Serbia, nell'ottica del graduale ma irreversibile processo di integrazione europea di tutti i Paesi dei Balcani occidentali.
(1-00252) «Ranieri, Marcenaro, Siniscalchi, Pettinari, D'Elia, Venier, Leoluca Orlando, De Zulueta, Cioffi, Brugger».
(28 novembre 2007)