Intervista allo scienziato Paul Connett: le nanoparticelle degli inceneritori sono le più nocive

Data di pubblicazione: 
Tuesday 30 September 2008
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Paul Connettdi Enrico Del Vescovo

Una personalità fortemente estroversa e gioviale, così si presenta Paul Connett, professore di chimica alla St Lawrence University di New York, probabilmente la voce più nota in campo scientifico internazionale contro l’incenerimento dei rifiuti. Per molti anni si è prodigato in una moltitudine di pubblicazioni scientifiche, tenendo gratuitamente incontri in tutto il mondo

per dimostrare i pericoli derivanti dall’incenerimento dei rifiuti e per spiegare le possibili alternative, alternative a suo avviso non solo più sicure sotto il profilo della salute umana, ma anche più compatibili con l’obiettivo della sostenibilità ambientale.

Le ricerche del Connett sono state divulgate per anni attraverso il bollettino “Wast not”, ovvero: rifiuti zero, grazie anche all’impegno ed all’aiuto della moglie Ellen. La rete internazionale “Rifiuti zero”, da lui fondata,  ha l’obiettivo fondamentale di trasformare i rifiuti in risorsa fondamentale.
Giunto per alcuni giorni in Italia, ancora una volta, Connett non ha lesinato i suoi sforzi per divulgare le sue idee, tenendo incontri e dibattiti in località diverse della Provincia di Roma ed in particolare vicino ad Albano, dove è in corso una difficile vertenza sul progetto di costruzione di un nuovo inceneritore, voluto dall’imprenditore Manlio Cerroni, gestore della discarica di Malagrotta.

E' vero che la tecnologia attuale degli inceneritori non consente di eliminare le polveri sottili?

Posso affermare con certezza che oggi non esiste alcuna conferma scientifica che gli inceneritori di rifiuti siano in grado di eliminare efficacemente le emissioni di nano particelle. Personalmente sto ancora aspettando una risposta scientificamente coerente dall’industria dell’incenerimento in merito all’articolo di Stephania Cormier, avente come oggetto il processo di incenerimento e le nano particelle, apparso a giugno ( o luglio) del 2006 sulla rivista E.H.P “Prospettive di salute e ambiente”. http://www.ehponline.org.

Che Lei sappia in America del Nord ci sono progetti governativi di costruzione di nuovi inceneritori?

Nell’arco degli ultimi due anni sono stati progettati un certo numero di inceneritori in Canada e negli USA (teniamo presente che fino al 1995 non era permessa la costruzione di nuovi inceneritori). La maggior parte di questi erano gassificatori o inceneritori al plasma (gas ionizzato). Tre sono stati progettati in Florida. Un progetto pilota è stato studiato ad Ottawa, ma non è al momento operativo. Naturalmente, questo progetto pilota è stato usato dall’industria PLASCO al fine di inserire le sue strutture a Vancouver, Canada, a Los Angeles, California e possibilmente anche in Italia.

Ad oggi tutti questi tipi di gassificatori non hanno registrato alcun successo commerciale in merito al tipo di tecnologia impiegato, se non una smisurata quantità di pubblicità. Essi presentano infatti tutti i disagi riscontrati nei tradizionali inceneritori di rifiuti: disperdono risorse, disperdono energia, azzerano ogni sforzo compiuto per combattere il riscaldamento globale e creano nuove figure sulle quali speculare a vantaggio degli enormi investimenti di capitale.

Anche se si riuscirà a costruirne di più sicuri, non sarà mai possibile farne un uso sensato; non c’è in effetti alcun senso nello spreco ingente di denaro, per di più destinato a distruggere risorse che potremmo riutilizzare per il futuro. A fronte del valore dei materiali riciclabili che sta aumentando esponenzialmente (e con il rapido sviluppo di Cina e India), nonché del prezzo del petrolio in continua ascesa, è oggettivamente folle costruire strutture progettate per la distruzione delle risorse.

Diversi progetti di inceneritori tradizionali sono ad oggi al vaglio a Frederick, nel Maryland; a Durham, regione dell’Ontario, e a St. Paul, nel Minnesota. In tutti i casi si registra una forte sponsorizzazione da parte dei politici locali, a fronte della decisa e tenace resistenza da parte dei cittadini. Attorno a quasi tutti i progetti al vaglio c’è il forte sospetto che i politici abbiano ricevuto benefici – in termini di soldi ottenuti – per caldeggiare tali progetti. Secondo molti, questa sarebbe infatti l’unica spiegazione per cui sostenere proposte tanto dannose e antiquate in un contesto come l’attuale, che necessita altresì di soluzioni a impatto sostenibile. Un recente progetto di costruzione di un gassificatore a Red Bluff, in California, è stato osteggiato. Per maggiori informazioni visitare www.GrrenAction.org and www.no-burn.org.

Perchè secondo Lei in Italia molti ancora credono nella tecnologia dell'incenerimento?

Cittadini e politici vengono trattati, al pari di tutti, come un’immensa società di pubbliche relazioni. Ad uno sguardo superficiale, i gassificatori vengono presentati come una soluzione molto interessante: creano energia (ma a conti fatti la disperdono – in misura approssimativa, le tecniche di riciclaggio riescono a produrne il quadruplo); non comportano emissioni (e questo è del tutto falso); le polveri non rappresentano un pericolo (altra grave falsità; nonostante si usino dei dispositivi per il controllo dell’inquinamento si avranno sempre delle polveri sottili tossiche).

L’affermazione per cui le polveri generate possano essere vendute e riutilizzate non ha trovato riscontri in termini economici negli USA. Nel frattempo in Italia si sono registrati interessanti sviluppi sul piano delle alternative. Oltre duemila comuni in Italia stanno “differenziando” il 50% dei loro rifiuti grazie alla tecnica di raccolta “porta a porta”. Alcune città sono arrivate ad una percentuale del “differenziato” pari al 60%.

Tra queste un titolo di merito spetta a Novara che ha realizzato un 70% del “differenziato” in appena 18 mesi. Treviso, con una popolazione di 70,000 abitanti è andata oltre il 60%. Ciò che rende tali dati incoraggianti è il fatto che la tecnica “porta a porta” rappresenta il trampolino di lancio verso l’obiettivo “Zero rifiuti” Lo scorso anno Capannori, comune toscano, è stato il primo in Italia a proporsi l’obiettivo “Zero rifiuti” entro il 2020, e in tale direzione sta facendo passi da gigante.

Stanno anche documentando passo dopo passo il loro cammino, con un programma di ricerca atto ad analizzare la natura dei residui del riciclaggio e del compostaggio. Al contempo mettono in opera iniziative di riduzione dei rifiuti, come, ad esempio, il riutilizzo di contenitori per detergenti nei supermarket e l’incentivo ad usare pannolini riciclabili piuttosto che usa e getta.

Un pizzico di creatività può rivelarsi una salvezza a lungo termine. L’Italia è un paese famoso per la sua creatività ed è proprio di creatività che abbiamo bisogno per muoverci verso una società sostenibile. Inceneritori e discariche sono quanto di meno creativo e di più opprimente per sbarazzarsi di materiali per cui un domani pagheremo anche soldi!

Qual è la pericolosità delle polveri sottili per l'organismo umano?

Le nano particelle sono estremamente pericolose perchè estremamente piccole. Non solo sono in grado di sfuggire ai moderni sistemi di controllo di inquinamento, ma possono facilmente penetrare negli alveoli polmonari ed entrare in circolo nel sangue. Alla stessa maniera possono penetrare in qualsiasi tessuto del corpo compreso il cervello. Tutte le fonti di combustione producono nano particelle, ma quelle prodotte dagli inceneritori di rifiuti sono le più nocive.

Questo perché l’immondizia contiene tutti i tipi di agenti tossici che usiamo in commercio e nella forma di nano particelle possono penetrare nel nostro organismo.
Ciò che rende tanto interessante l’obiettivo “Zero Rifiuti”, è che fa sentire indispensabile, in ciascun cittadino, il bisogno di muoversi verso una società sostenibile. Ognuno di noi produce rifiuti, con una condotta accorta, possiamo aiutarci a mantenere in circolazione i rifiuti da smaltire per più lunghi periodi e permettere così all’umanità una più lunga permanenza su questo pianeta.