L'avanzata di Obama in USA è il riflesso della crisi dei mutui americani?

Data di pubblicazione: 
Friday 22 February 2008

Naomi Kleindi Naomi Klein

Lo sfratto di massa attuato nella società dei proprietari ha portato a profonde implicazioni politiche. Secondo un sondaggio di settembre il 48% degli americani ritiene di vivere in una società divisa in persone che hanno e persone che non hanno. Praticamente il doppio del 1988. Solo il 45% di loro si vede come coloro che hanno.

Ricordate la "società dei proprietari"? Era uno dei punti importanti di George W. Bush e venne spesso citato durante i primi quattro anni di presidenza.

Nell'ottobre del 2004 Bush affermò: "In questo paese stiamo creando una società di proprietari, dove sempre più americani potranno finalmente aprire le porte delle case dove vivono e dire <>" Il think-thanker Gorver Norquist predisse che la più importante eredità di Bush sarebbe stata la società dei proprietari e sarebbe stata ricordata "molto dopo essersi dimenticati di come si possa pronunciare o scrivere Fallujah." Eppure nell'ultimo discorso sullo Stato dell'Unione questo slogan (precedentemente presente in qualunque discorso) non è stato pronunciato. Nessuna sorpresa: a differenza del suo orgoglioso padre, Bush si è rivelato il becchino della società dei proprietari.

Molto prima che la società dei proprietari conquistasse una facciata pulita la sua creazione era divenuta la chiave del successo per la rivoluzione economica della destra nel mondo. L'idea era semplice: se la classe lavoratrice avesse posseduto una piccola porzione di mercato -un mutuo per la casa, un portafoglio di azioni, una pensione privata- avrebbero cessato di identificarsi come classe lavoratrice ed avrebbe cominciato a sentirsi proprietaria, mostrando gli stessi interessi dei padroni. Questo voleva dire che i lavoratori avrebbero potuto votare per politici che promettevano migliori performance della borsa piuttosto che migliori condizioni di lavoro. La coscienza di classe sarebbe divenuta un lontano ricordo.

E' un facile tentazione quella di etichettare come "hokum"(1) la società dei proprietari (come fece Robert Reich) Ma la società delle nazioni è stata indubbiamente reale. Era la risposta ai blocchi posti a tutti i leader che con la loro politica agevolavano i più ricchi. Il problema era facilmente sintetizzabile: le persone tendono a votare per favorire i propri interessi economici. Anche nei ricchi Stati Uniti la maggioranza delle persone guadagna meno del reddito medio nazionale. Questo vuole dire che l'interesse della maggioranza è quello di votare i politici che promettono di redistribuire la ricchezza dall'alto verso il basso.

Quindi cosa bisognava fare? Fu Margaret Thatcher a trovare per prima la soluzione. Lo sforzo venne concentrato sulle case popolari abitate in gran parte da elettori del partito laburista. Con una mossa ardita la Thatcher offrì forti incentivi ai residenti per comprare a tassi agevolati gli appartamenti nei quali vivevano (all'incirca come fece Bush un decennio più tardi con i mutui sub-prime). Coloro che se li potevano permettere divennero proprietari mentre il numero dei restanti inquilini che non potevano permettersi gli affitti raddoppiò conducendo ad un impennata del numero dei senzatetto.

Come strategia politica funzionò: quelli che erano in affitto continuarono ad opporsi alla Thatcher ma i sondaggi rivelarono che oltre la metà dei nuovi proprietari aveva cambiato partito passando ai Tories. La chiave era tutta psicologica: adesso si vedevano come proprietari e i proprietari tendono a destra. La società dei proprietari, come progetto politico, era appena nata.

Dall'altra parte dell'oceano Reagan mise in atto una politica mirata a convincere il pubblico sul fatto che non esistevano più le classi. In un sondaggio del 1988 solo il 26% degli intervistati disse di vivere in una società divisa tra "coloro che hanno" e "coloro che non hanno". Il 71% rifiutò l'intera idea di classe. La vera evoluzione comunque avvenne negli anni '90 con la "democratizzazione" delle proprietà delle azioni: quasi metà dei proprietari di casa si trovarono a possedere anche delle azioni. Il controllo dell'andamento della borsa divenne un passatempo nazionale con i dati sulle azioni che passavano in televisione più spesso delle previsioni del tempo. Main Street, ci venne detto, aveva distrutto Wall Street(2).

Una volta di più il mutamento fu psicologico. Questi proprietari di azioni rappresentavano una parte relativamente minima dell'indotto medio americano ma nell'era del ridimensionamento economico e dello spostamento dei capitali off-shore la nuova classe di investitori amatoriali visse in modo diverso i cambiamenti del tempo: ogni qualvolta si presentava una nuova tornata di licenziamenti che accresceva il valore delle azioni la reazione non era quella identificarsi con coloro che avevano perso il lavoro ma piuttosto chiamare i propri broker con istruzioni per comprare in borsa.

Bush assunse la propria carica determinato a portare ancora oltre questa tendenza consegnando l'assistenza sociale nelle mani di Wall Street e mirando a rendere proprietari di casa gli elementi delle diverse minoranze (tendenzialmente fuori dal raggio di influenza dei repubblicani). Affermò Bush: "Meno del 50% degli afroamericani o degli ispanici possiede una casa. Sono semplicemente troppo pochi" Invitò il Fannie Mae(3) ed il settore privato a "sbloccare milioni di dollari per dare la possibilità di comprare una casa" (questo è un importante promemoria: coloro che concessero i mutui sub-prime vennero influenzati direttamente dall'alto)

Oggi le premesse fondamentali della società dei proprietari sono finite. Prima c'è stata l'esplosione della bolla informatica. In seguito i dipendenti hanno visto le proprie pensioni legate alle azioni dissolversi insieme alla Enron ed alla WorldCom. E adesso abbiamo la crisi dei mutui sub-prime con due milioni di proprietari che devono affrontare il pignoramento delle proprie abitazioni.

Molti stanno attingendo al proprio 401(k)(4), i fondi guadagnati con le azioni, per pagare i propri mutui. La storia d'amore tra Wall Street e Main Street, nel frattempo, è finita. Per evitare rigidi controlli adesso la nuova tendenza è quella di spostarsi dalle borse e dalle azioni gestite pubblicamente verso i capitali di rischio. A Novembre il Nasdaq ha unito le forze con diverse banche, inclusa la Goldman Sachs, per creare Portal Alliance, un fondo di rischio privato aperto solamente ad investitori con un patrimonio superiore ai 100 milioni di dollari. In un battibaleno la vecchia società dei proprietari si è tramutata nella nuova società per soli membri.

Lo sfratto di massa attuato nella società dei proprietari ha portato a profonde implicazioni politiche. Secondo un sondaggio di settembre il 48% degli americani ritiene di vivere in una società divisa in persone che hanno e persone che non hanno. Praticamente il doppio del 1988. Solo il 45% di loro si vede come coloro che hanno. In altre parole stiamo assistendo ad un ritorno alla coscienza di classe che si supponeva sarebbe stata cancellata con la società dei proprietari. Le ideologie del libero mercato hanno perso un potente strumento psicologico e i progressisti ne hanno conquistato uno. Adesso che John Edwards (candidato democratico ritiratosi il 30.01.08 ndr) è fuori dalla corsa per la casa bianca, la domanda è, qualcuno avrà il coraggio di usarlo?
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giovedì 21 febbraio 2008