Petrolio lucano ed arresti eccellenti

Data di pubblicazione: 
Saturday 20 December 2008

Mani sporchedi Francesco Fumarola

Questione politica e questione morale non vanno separate.  In relazione ad un presunto affare di mazzette bagnate di petrolio lucano, il Magistrato Henry John Woodcock, della Procura della Repubblica di Potenza, ha chiesto ed ottenuto lo scorso 16 Dicembre 2008, la custodia in carcere dell’Amministratore Delegato di Total Italia, Lionel Levha, del responsabile del progetto “Tempa Rossa”, Jean Paul Juguet (attualmente all’estero: beato lui!), del responsabile dell’ufficio di rappresentanza lucano della Total, Roberto Pasi, del suo collaboratore, Roberto Francini, dell’imprenditore Francesco Ferrara, del sindaco di Gorgoglione, in provincia di Matera, Ignazio Tornetta.

E’ coinvolto nelle indagini anche il deputato del PD Salvatore Margiotta, vicepresidente della Commissione Ambiente di Montecitorio, agli arresti domiciliari e prontamente autosospesosi da qualunque incarico (cosa che, prescindendo da come finirà la questione, non è da poco, se solo si pensa che ci governa un plurinquisito che norma per sé e gioca a guardia e ladri nei processi). Contemporaneamente si sono effettuate numerose perquisizioni presso le abitazioni di personalità del mondo politico (Nicola Montesano, PD, ai domiciliari; Carmine Nigro, Popolari Udeur, Presidente Provincia di Matera).

Non intendiamo sostituirci ai magistrati. D’altronde non abbiamo prove dirette, tranne la nausea che ci assale: in Italia viviamo nella stagnante e castrante situazione di chi pensa che (di certo) i concorsi pubblici siano truccati, che (di certo) occorra la spintarella anche per fare lo spazzino, ma che (ahimè) nulla si può dimostrare nè con le chiacchiere nè con i fatti in sè. Servono prove certe. Per esempio, essere adulti nella seconda metà degli anni ottanta significava chiedersi, anche ingenuamente, da dove uscissero tutti quei soldi, insieme alla spocchia, s’intende, che stavano facendo la fortuna e la fossa del Partito Socialista Italiano di Bettino Craxi. Si sospettava, si rispondeva sottovoce. Risposte che ci si teneva per sè: Povera Italia, da sempre piena di cagoni e di potenziali clientes!. In più, i socialisti erano (e sono tuttora, divisi equamente fra PD e PdL) gente irascibile e, facilmente, querelavano.

Tutto ciò premesso,nella querelle etica e legale (un fiume carsico che riaffiora di tanto in tanto solo perché qualche magistrato onesto si prende la briga di fare il suo mestiere: bravissimi De Magistris e Forleo) scissa dalla faccenda prettamente politica non intendiamo entrare. Riteniamo che riesaminare l'intera sequenza di mirate e scellerate scelte politiche prese dalla classe politica dominante per lo sfruttamento dei giacimenti di petrolio lucani a favore delle multinazionali del settore, anche se per sommi capi, sia ben più salutare ed instruttivo.

A questo proposito, come non accorgersi dell’ennesima prova di incapacità dell’informazione che mentre parla di qualcosa non spiega nulla. Si scrive dell’ennesimo caso di presunto coinvolgimento di politici del PD ma si omette di entrare nel dramma del saccheggio perpetrato legalmente dai capitalisti e dai suoi lacchè ai danni di centinaia di migliaia di donne e uomini.

Crediamo, perciò, e lo rivendichiamo con forza, che questione politica e morale vadano sempre a braccetto. Riteniamo opportuno riannodare tutto, per amore della verità e della Giustizia popolare (che quasi mai è degnamente rappresentata dai Giudici di Tribunale: basti pensare alla vergognosa sentenza lavatrice della macelleria Diaz operata dalla Polizia di Stato).

Ed allora questo. Sono anni che in Basilicata, Comitati di semplici cittadini, Associazioni Ambientali, chi scrive, danno battaglia contro quello che è un vero furto ai danni della comunità lucana: con il consenso delle autorità politiche locali (di centrosinistra) e dei vari governi centrali (Prodi, D’Alema, Berlusconi, ancora Prodi, ancora Berlusconi) suolo e sottosuolo sono stati rapinati dall’ENI e dalle multinazionali del petrolio. I politici tanto tempo fa hanno smorzato l’atavico sospetto meridionale assicurando prosperità, piena occupazione e la realizzazione di un sogno: il Texas d’Italia. Balle.

La Basilicata non è mai uscita dal sottobotta dell’immigrazione, soprattutto giovanile (molti paesi non esistono più, sono ormai fantasma): chi rimane si divide fra la noia, la rassegnazione e la sottoccupazione (spesso in nero). In una terra votata da sempre all’agricoltura ed all’allevamento, dentro Parchi Nazionali bellissimi come quello della Val d’Agri, si levano trivelle e bocchedifuoco. Un lungo gasdotto dal centro olii di Viggiano parte ed arriva a Taranto, laddove si raffina il greggio: tutto ciò tagliando e sfregiando il territorio. Un cielo prima limpido e puro ora è tossico. Sono in rapido aumento i casi di tumore del sangue e delle vie respiratorie: ma anche per questo non ci saranno mai prove certe, of course! Che tutto sia dovuto alla corrente che parte dal Golfo Persico e che rimbalzando in Tunisia arrivi fino a noi? Probabile. Del resto con l’Uranio impoverito in dotazione agli yankee e che ha ammazzato nell’ex Jugoslavia i militari italiani male equipaggiati, il professor Mandelli (chiamato dalla Difesa ad approfondire gli studi in merito) ha proprio detto che non si può essere certi della diretta relazione causa-effetto. Si dirà che però ci sono le royalties (la “social card” che Total e sorelline versa per ogni barile di petrolio prodotto): nel 2006 scrivemmo un pezzo intitolato “se cinquanta cents vi sembran pochi”. Era l’anno in cui Rafael Correa avrebbe vinto le elezioni dell’Ecuador al grido “un barile su cinque è un oltraggio”.

In Basilicata, all’epoca, Vito De Filippo, il Presidente della Giunta Regionale, firmava per molto meno: io ti do la terra, tu la perfori, me la inquini, mi fai morire i cittadini, ti prendi il bottino ed in cambio mi dai 50 cents ogni 70 dollari (all’epoca il prezzo del barile era sotto i cento). La domanda è semplice: se anche tutti i signori di questa vicenda venissero assolti per non avere commesso il fatto, quale giornalista embedded parlerà mai della questione politica? Crediamo che l’ingordigia del ceto politico dominante interprete dei progetti padronali sia una corsia preferenziale per la realizzazione di scempi come quello dell’estrazione del petrolio in Basilicata. Ma ugualmente pensiamo che l’ingordigia del capitalismo alimenti il desiderio di potenza e di regalità che ammanta tacche e mezzetacche della politica nostrana, producendo lo scarto che è sotto gli occhi di tutti tra regnanti (di maggioranza e minoranza) e sottoposti.

Come si vede la questione morale non è un parassita che succhi sangue alla carcassa del libero mercato.
La questione dell’immoralità è un carattere peculiare del capitalismo.